Dietro al più Grande Attacco DDoS c’è la Botnet Mantis

Lo scorso Giugno, Cloudflare ha identificato il più grande attacco DDoS mai registrato prima, in grado di generare 26 milioni di richieste HTTPS. In genere, dietro a questi attacchi si celano botnet, insiemi di dispositivi compromessi (detti “zombi” o “droni”), gestiti da hacker (“bot master”) tramite unità centralizzate di Comando & Controllo (C2).

Il volume di traffico generato dalla botnet Mantis

Normalmente, queste botnet sono formate da decine o addirittura centinaia di miglia di dispositivi compromessi. La caratteristica di Mantis, è la capacità di ottimizzare le risorse, sfruttando al meglio la potenza delle “poche” migliaia di zombi coninvolti (non più di 5000).

A differenza di altri tipi di botnet basate su dispositivi IoT, Mantis sfrutta la maggior potenza di calcolo di server e virtual machines.

La botnet Mantis è nota per aver colpito con attacchi DDoS vittime in tutto il mondo (USA, Russia, Turchia, Francia…), prediligendo il settore IT e telecomunicazioni.

Il precedente record apparteneva a Meris, una botnet formata da migliaia di dispositivi, che nel 2021 colpì il sito russo Yandex con un attacco da 21 milioni di RPS (richieste per secondo).