Fantasmi della rete – Unità 731 – Vecchi amici

31.

AlphaCentauri era assorto nei suoi pensieri. Il fatto di non riuscire ad avere informazioni su Leo lo infastidiva. Quel ragazzo era bravo a mettersi nei guai e il fatto di non poterlo proteggere né consigliarlo metteva l’amico in agitazione. Il problema serio che stava affrontando riguardava quello strano server che non era riuscito a bucare. La Pirotech sembrava inattaccabile; il loro sito, le caselle di posta, tutto sembrava impenetrabile.

Tutto ad un tratto in un lato dello schermo, che aveva davanti agli occhi, lampeggiò un banner: qualcuno stava usando la macchina di Leo. Nessuno degli allarmi era scattato eppure il rilevatore satellitare indicava del movimento.

Dopo che Conti era partito la macchina era stata trasferita nel garage a Moncalieri e tutti i dati riservati di Leonardo, compreso il suo PC erano stati spostati in un posto più sicuro.

L’unica cosa che gli rimaneva da fare era telefonare in macchina e vedere se il “ladro” avesse risposto.

“Pronto” si udì una voce femminile dall’altro lato.

“Pronto sono Marco Tessanini, ma questo non è il numero di Leonardo Conti?”

“Sono Marzia, la sua fidanzata…cosa desidera?”

“C’è Leonardo lì vicino a lei? Devo parlargli di una questione urgente.”

“No. Mi dica pure, per ora è sparito.”

“Sparito!” Alpha incominciò a pensare ad una buona scusa “sono il meccanico, Leo mi aveva detto che la sua Audi perdeva olio dai bulloni del volano…”

“Ascolti…non capisco nulla di auto…la faccio richiamare…”

“Ok grazie. Arrivederci.”

Alpha interruppe la chiamata. Si era inventato un problema senza senso nella speranza che Marzia non capisse nulla di auto e gli era andata bene.

La bella notizia e che nessuno aveva rubato l’auto, la cattiva notizia era che appena Leo avesse saputo che la sua amata S3 stava facendo un giro turistico senza di lui si sarebbe arrabbiato molto. Un sorriso spuntò nel viso del genio.

32.

Leonardo non poteva credere a quello che vedeva. Ebola era vestito, come al solito, con un paio di jeans blu, una maglietta nera con una A scritta in rosso e un cappello da baseball.

Tutti e due camminarono lentamente e in silenzio fino a quando non furono uno di fronte all’altro.

“Come va Ebola?”

L’hacker non rispose. Tutto ad un tratto Conti sentì un colpo violento nell’addome. Si piegò in due dal dolore. Un altro colpo lo prese alla sprovvista in faccia facendolo rotolare per terra. Il dolore era immane. Si alzò e si scaraventò contro Ebola. Entrambi caddero a terra mentre si azzuffavano. Rotolando per terra si poteva sentire la voce dell’hacker che scandiva una parola ogni volta che riusciva a mettere a segno un colpo.

“Cosa…diavolo…ci…fai…qui…perché…ti…sei…fatto…fregare…”

I due continuarono ad azzuffarsi per qualche minuto, poi si lasciarono; Leo aveva il labbro che gli sanguinava, il rivolo di liquido rosso arrivava fino alla camicia. Un occhio di Ebola diventava sempre più nero. Avevano contusioni in tutto il corpo.

“Che bell’accoglienza!” esclamò Conti

“Sei uno stupido! Ti sei fatto fregare da questi invasati.”

Leonardo sapeva che tutte le conversazioni erano registrate “Io credo in questa causa, certo non ho avuto una bella accoglienza ma impareranno a fidarsi di me.”

“Imbecille che non sei altro. La lezione che ti ho dato non ti è servita a nulla.”

In quel momento la porta d’entrata si spalancò. Entrò di corsa C4ss4ndr4 preoccupatissima.

“Leonardo! Ho visto tutto dalla telecamera! Stai bene?”

“Sì. Nulla di grave. In Italia ci si saluta così.”

“Buongiorno C4ss4ndr4.”

“Ebola, che diavolo ti è saltato in mente?”

“Tu sei una donna, non puoi capire.”

Leonardo, che a volte non riusciva a nascondere i suoi sentimenti, guardava la ragazza con uno sguardo deluso. Non riusciva a perdonarla per aver fatto finta di essere sua amica solo per poi tradirlo.

Dal canto suo la ragazza percepiva il fatto che fosse cambiato qualcosa nel loro rapporto.

“C’è qualcosa che non va?” chiese

“No non ti preoccupare, ti ringrazio per l’opportunità che mi hai dato.” disse con sarcasmo il ragazzo

“Bene, quando avete finito di amoreggiare state a sentire me: adesso in questa setta, mio malgrado, ci sono io. Le cose cambieranno. Sono venuto anche per dirti che il capo qui sono io, sono allo stesso livello di Z3s5 e nessuno, dico, nessuno può permettersi di darmi ordini. Capito?”

“Ebola stai attento a non farti fregare, ricorda che chi ha il potere, non lo divide.” Leonardo si rese conto di aver parlato troppo

L’hacker lo guardò con il suo sguardo truce e gli strizzò l’occhio, anche l’indiana se ne accorse ma fece finta di nulla, si voltò e uscì dal garage.

Ebola stava bluffando, la sua comparsa in officina aveva un altro scopo, ma per il momento Conti non riusciva a spiegarsi quale. Si mise una mano in tasca per cercare un fazzoletto e toccò con le dita un foglietto di carta che prima non c’era. Ora tutto era chiaro. Il cracker voleva lasciargli quel messaggio. Doveva trovare un posto sicuro per leggerlo.

Dal canto suo C4ss4ndr4 era ancora lì, guardava Leo come un cagnolino in cerca dell’affetto del padrone, si rendeva conto che Z3u5 doveva aver mentito sul suo conto. Ora doveva riguadagnarsi la fiducia dell’amico.

“Leo, farò tutto il possibile per farti assegnare un compito migliore.”

“Perché? A me piace qui. Ci sono le auto, ho la possibilità di guidarle. Cosa potrei volere di più? Gradirei essere lasciato dove sono.”

“Come vuoi Leo, io fra qualche giorno parto. Se mi cerchi mi trovi nel mio ufficio.”

“Ok. Ciao.”

Leo si rendeva conto che l’indifferenza era la peggiore arma; in effetti C4ss4ndr4 andò via con la coda tra le gambe e, mentre se ne andava, la vide prendere una fialetta dalla tasca e osservarla.

“C4ss4ndr4.” disse

Lei si girò di scatto

“Siamo amici io e te?” aggiunse

Alla ragazza si accese un sorriso, gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Sì, certo.”

“Bene, allora mi puoi dire dov’è la mensa?”

“Ti passo a prendere alle sette ok?”

“Ti aspetterò con ansia, ho già una fame…”

La ragazza se ne andò mentre si rimetteva in tasca il cilindro contenente dei medicinali di cui Leo ignorava totalmente l’origine e la composizione.

Quando tutti furono usciti dalla stanza si diresse verso gli attrezzi per finire di esplorare il suo nuovo luogo di lavoro. Vide che appoggiata in un angolo c’era una specie di skateboard più grande del normale. Capì che veniva usato per non sporcarsi quando si guardava sotto un’auto. Guardando il carrello gli venne in mente un’idea su come leggere il biglietto. Prese il carrello e lo mise in punta alla BMW. Si sdraiò sopra e si diede una spinta con i piedi finendo sotto la macchina fino alle ginocchia. Agli occhi del suo “Grande Fratello” stava controllando il motore mentre in realtà Conti aveva trovato un posto tranquillo dove leggere il messaggio di Ebola. Si mise la mano in tasca, il biglietto diceva: “Dobbiamo trovare un modo per andare via da questo posto. Ci vediamo stasera dopo cena nella mia stanza.”

La notizia che Ebola non lo avesse abbandonato lo rincuorava, sinceramente i colpi che si era preso erano reali, anche se si rese conto che erano solo un espediente per riuscire ad infilargli quel biglietto in tasca.

Estrasse il suo corpo da sotto la macchina e si diresse verso il bagno adiacente al suo ufficio. Ormai era tardi e sperava che nessuno venisse a fargli visita prima di cena.

Entrato nel piccolo bagno che aveva solo un lavandino, il WC e la doccia, si lavò alla bene e meglio la faccia e le mani ma non ottenne i risultati sperati, la faccia era sporca, i vestiti sudici, non poteva certo andare a mangiare in quello stato. Decise di farsi una doccia. Andò nella sua stanza e prese dei vestiti dal cassetto, un paio di jeans neri e una maglietta con il simbolo rosso della Pirotech, il fuoco con l’elettrone attorno.

Si buttò in doccia e ne uscì ripulito e contento; si vestì e si mise davanti allo schermo del suo computer.

Mentre si stava lavando gli venne in mente un modo per riuscire a comunicare, seppur in maniera molto limitata con Alpha.

La guida gli aveva detto che quando non lavorava poteva tranquillamente andare dove voleva su internet. Decise quindi di andare a trovare gli amici del forum di informatica su cui, ormai, andava di rado, sicuro che Alpha facendo i suoi controlli l’avrebbe visto e si sarebbe tranquillizzato sul suo stato di salute. Inoltre, ogni qualvolta si posta un messaggio su un forum, l’indirizzo IP viene tracciato quindi postando più messaggi magari Alpha avrebbe potuto capirci qualcosa su quello strano server.

Aiutò diversi amici a risolvere alcuni dei loro problemi dopo di che, vista l’ora spense il computer. C4ss4ndr4 fu molto puntuale.

“Sei pronto?” urlò nel garage la ragazza

“Come no, eccomi!”

Uscirono e Leo guardò la costruzione adiacente al suo posto di lavoro.

“Cosa c’è lì dentro?”

“Quella è la stanza del server. Inaccessibile a tutti. Solo Z3u5 può entrare, è off limits anche per me che faccio parte del comitato direttivo.”

“Bingo!” pensò Conti e disse “Ah…interessante! Ascolta: tutti vengono sorvegliati dalle telecamere qui?”

“In genere sì, nel senso: ci sono telecamere un po’ ovunque ma i filmati vengono visionati solo in caso di problemi, mentre nel tuo caso è Z3u5 in persona che controlla ogni tuo movimento.”

“Tu sapevi che avrei ricevuto questo trattamento?”

“Ma stai scherzando? No, non sapevo nulla”

Conti si mise a riflettere sulle espressioni di C4ss4ndr4, gli sembrava sincera, eppure non riusciva più a fidarsi come prima. Le parole di Z3u5 lo avevano reso diffidente. In fondo, faceva parte della direzione, quindi doveva essere informata del perché volevano tenerlo d’occhio.

“Ok, ti credo. Quindi probabilmente sono osservato anche in questo momento?”

“Sicuramente.”

“Tu non corri rischi stando con un tizio pericoloso come me?”

“Non mi interessa. Sono qui da troppi anni perché Z3u5 mi faccia storie.”

“Sei coraggiosa. Domanda: oltre al video le telecamere registrano anche l’audio?”

“Qui, no…nella tua stanza di sicuro sì.”

“Mi sembra di essere al Grande Fratello.”

Intanto arrivarono in mensa. Era una grossa stanza. A Leo sembrava una di quelle mense del liceo che si vedono nei film: sedie di plastica, banconi bianchi. Qualche persona qua e là con il suo vassoio. Erano sistemati nella stanza circa trenta banconi, ma solo in cinque o sei c’era qualcuno che mangiasse.

“Ma la gente qui non mangia?”

“Alcuni mangiano in stanza…anzi molti…sono un po’ NERD”

“Mi sa di sì…si vede che non siamo nella mia cara Italia.”

Al fondo c’era Ebola che mangiava da solo. La sua permanenza in Italia gli aveva fatto capire quanto fosse bello mangiare bene, anche se di sicuro quello che stava mangiando non aveva nulla a che vedere con la cucina italiana.

“Guarda c’è Ebola…andiamo dai!”

“Vuoi mangiare con lui? Ma vi siete picchiati!”

“Era una dimostrazione di affetto.”

“Uomini! Non vi capirò mai!”

I due si diressero verso il tavolo di Ebola. Poco prima di arrivare lui si accorse di loro.

“Ehilà!” esclamò Leo

“Ah, sei tu.”

“Possiamo sederci?”

“Siamo in un paese libero.”

I due si sedettero di fronte a Ebola.

“Allora, che mi racconti?”

“Nulla di particolare, sono qui e ho un lavoro noioso quanto semplice da fare.”

“Cioè?”

“Devo entrare nel server dei provider più grandi al mondo e prendere alcune informazioni.”

“Alla faccia!”

“Non penso che dovresti parlarne così a cuor leggero.” intervenne C4ss4ndr4

“Allora non avete capito che le vostre stupide regole non valgono per me! Sono qui solo per colpa sua!” disse rivolgendosi verso Leo

“Per colpa mia?”

“Certo! Pensavo che tu fossi più sensato e ho detto che sarei venuto qui solo se c’eri anche tu…mi son detto: ‘Figurati se quel damerino di Conti si mette insieme a una banda di NERD, e mi sbagliavo. Io ho finito, a dopo.”

“Ok”

Ebola si alzò e se ne andò.

“Bel tipo!” esordì C4ss4ndr4 non appena si fu allontanato.

“Ce l’ha solo con me. Ma gli passerà.”

“Mi sembra un po’ scontroso.”

“Questo non è il suo ambiente.”

“Lo so. Ho fatto delle ricerche su di lui anche se al suo reclutamento ci ha pensato S1b1ll4.”

“Ah, la tua collega.”

“Io non la chiamerei proprio collega. Diciamo che lei è…un po’…non so, non abbiamo molta simpatia l’una per l’altra.

“Ho capito. Comunque dai, non parliamo di lavoro.”

I due si misero a parlare del più e del meno circa la struttura della Pirotech e il suo funzionamento come azienda di software. Alla fine della cena Leo si offrì di accompagnare C4ss4ndr4 alla sua stanza.

“Bene, allora buona notte.” disse Leo

“Buona notte anche a te.”

“Solo un’informazione. Sai per caso dov’è la stanza di Ebola?”

“Sì è all’ultimo piano, stanza centodiciassette.”

“Che precisione!”

“Lo so perché era la mia, e mi ha spodestato.”

“Ah…”

“Non fa nulla tanto fra due giorni me ne vado in missione.”

“Grazie.”

“Figurati.” disse la ragazza dando un bacio sulla guancia a Leo e chiudendo la porta.

Conti rimase per qualche secondo imbambolato, non si aspettava quella dimostrazione di affetto; forse aveva dato cattivi motivi a quella ragazza, forse lei non c’entrava nulla e il problema era solo Z3u5.

Con questi dubbi si diresse verso l’ascensore. Il tragitto non fu lunghissimo, sembrava di girare per un ospedale. Corridoi lunghi e stanze da ogni lato.

Arrivato davanti alla porta entrò senza bussare. Trovò Ebola in mutande che si cambiava i pantaloni.

“Non si usa bussare a casa tua?” chiese l’hacker

“Scusa, pensavo mi stessi aspettando. Andiamo fuori a parlare?”

“No chiudi la porta, la stanza è pulita, ho controllato.”

“Bene.”

Leo chiuse la porta. La stanza era piuttosto scarna. Un letto, una scrivania ed un PC, null’altro. Ebola si sdraiò sul letto e Leo si sedette sulla sedia della scrivania girandola verso l’amico. La stanza in tutto era grande poco più di quindici metri quadri quindi lo spazio era veramente poco.

“Allora Conti. Mi spieghi che cavolo ci fai qui?”

“Dimmelo prima tu.”

“Parla!”

“Ok. In questa ditta c’è qualcosa di losco. Innanzitutto sai qual è il loro obbiettivo?”

“Sì.” rispose mosciamente Ebola.

“Io e Alpha non siamo soliti rischiare andando nella tana del lupo. Ma il problema è questo. Hanno un server inattaccabile. Nemmeno Alpha è riuscito a penetrarlo. Questo mi ha costretto ad accettare la loro proposta. Tra l’altro il merito è anche tuo, se tu non avessi fatto il mio nome non sarei mai stato contattato.”

“Mi vuoi dire che AlphaCentauri non è riuscito ad accedere al server della Pirotech?”

“Esatto.”

“Impossibile!”

“Ti dico che è vero. Tu sai come vogliono disattivare internet?”

“Z3u5 mi ha detto che hanno un’arma segreta, ma non è sceso in particolari. Comunque se è vero quello che dici tu, io devo vedere quel server.”

“Si trova nella costruzione adiacente al garage. Io però non ci posso andare perché sono controllato a vista, anche adesso penso che sappiano dove sono.”

“Ok. Ci vado io. Ma dopo ce ne andiamo di qui. Ho già un piano.”

“Studialo bene. Ci vediamo domani sera sempre qui. Intanto vedi se riesci a scoprire qualcosa.”

“Non mancherò.”