Fantasmi della rete – Unità 731 – La bellezza inganna

36.

C4ss4nd4 si svegliò con la solita angoscia che provava tutte le mattine. Ormai erano anni che lottava contro la depressione e non riusciva ad uscirne. Più volte aveva pensato al suicidio ma ogni volta aveva trovato un buon motivo per non farlo, ma sapeva che prima o poi non ce ne sarebbero più stati.
Si alzò dal letto e, come tutte le mattine, si diresse verso il bagno per lavarsi. Aprì l’acqua calda della vasca e si guardò allo specchio, era bellissima, come al solito, ma questo non la faceva sentire migliore o più realizzata.
Dopo essersi depilata si immerse nell’acqua calda, un piacere a cui non rinunciava mai, forse, l’unico che gli era rimasto.
Mentre si trovava semisommersa dall’acqua incominciò a pensare alla sua vita. Z3u5 diceva che sarebbero diventati i padroni del mondo, ma come? Non aveva mai fornito particolari riguardo alle modalità di conquista, l’unica cosa che sapeva era che moltissimi fedeli alla causa erano stati dislocati in enti governativi presso i più importanti paesi del mondo. Doveva assolutamente saperne di più. Aveva solo pochi giorni a disposizione, il suo viaggio era stato spostato per motivi tecnici e, al posto di due giorni ne aveva ancora quattro, poi non sarebbe più tornata alla base per sei mesi; la sua missione consisteva nel lavorare come consulente esterno presso il ministero degli interni inglese con la mansione di installare e testare il noto applicativo della Pirotech. Quello che nessuno sapeva era che tutti i software dell’azienda avevano al loro interno un sistema per il controllo in remoto, tutto quello che veniva caricato da quei software veniva poi spedito nel database della ditta produttrice, analizzato e archiviato. Negli ultimi cinque anni le vendite avevano avuto un incremento  esponenziale, la manodopera a basso costo e la competenza del personale avevano dato alla ditta l’arma vincente contro i monopoli mondiali. Il software era stato creato dal gruppo di hacker che veniva chiamato gruppo operativo, erano in trenta e il loro compito era quello di ideare e testare software gestionali partendo dalle vecchie versioni Pirotech, di quel gruppo faceva parte anche Ebola. Erano stati scelti solo gli hacker con doti particolari per quel compito. Come molti sanno non tutti i cracker sono anche programmatori, molti usano programmi preconfezionati e un po’ di fantasia, altri invece si costruiscono tutto da soli, ogni stringa dei programmi che usano è stata compilata da loro. Costoro avevano il difficile compito di soddisfare la clientela e di creare pacchetti di dati invisibili che venivano inviati periodicamente alla sede centrale.
Prima di andare via doveva scoprire fino in fondo i metodi di Z3u5. Uscì dalla vasca e si mise un asciugamano intorno al corpo, si asciugò alla bene e meglio e tornò nella camera adiacente. Seduta nel letto scrutò dentro se stessa per trovare le ragioni per vivere; cosa serviva essere al mondo? Qual era lo scopo della sua vita? Si sentiva inutile ed incompresa, non aveva nessun vero amico, qualcuno che la conoscesse bene, non aveva nessuno che l’amasse per quello che era. Era sola.
Si diede una scrollata e pensò che forse le cose sarebbero cambiate. Aveva sentito del trambusto creato da Ebola la sera precedente, forse quello era il sintomo di un rinnovamento all’interno della setta, forse poteva trovare la libertà, forse dopo che la Pirotech avrebbe dominato il mondo lei sarebbe stata libera di farsi una vita, forse….forse…
Queste vaghe speranze le davano la forza di andare avanti. Si vestì in fretta con dei jeans e una maglietta, poi si guardò allo specchio, i suoi capelli lunghi lisci arrivavano fino alle natiche, i suoi occhi azzurri erano fantastici, ma se voleva farsi dare le chiavi della stanza di Z3u5 quello non era l’abbigliamento giusto. Si tolse la maglietta e si mise una camicetta bianca, si abbottonò fino quasi all’altezza del seno, lasciando aperta un’ampia scollatura; si tolse i jeans e li sostituì con una gonna nera che arrivava a metà coscia, sotto di essa si mise dei collant e un paio di scarpe con il tacco da nove centimetri. C4ss4ndr4 era già molto alta e con quei tacchi superava il metro e ottanta. Il custode delle chiavi non avrebbe potuto resisterle vestita in quel modo. Uscì dalla stanza.
L’ufficio di Z3u5 si trovava nello stesso piano della sua camera, l’unico problema era che veniva sempre chiuso quando lui non c’era. Doveva scendere due piani e andare dal custode delle chiavi, così chiamavano la persona preposta a tenere e sorvegliare tutte le chiavi dell’edificio. La setta era organizzata in questo modo: ognuno possedeva un doppione delle chiavi della sua stanza mentre le chiavi degli uffici e delle sale operative erano state create in un unica copia che veniva tenuta nella stanza delle chiavi; se qualcuno voleva entrare in un ufficio doveva per forza chiederle e veniva registrato in un apposito modulo e poi su un software gestionale Pirtotech, in questo modo le entrate e le uscite nei singoli uffici erano controllate e nessuno poteva rubare o far danni.
Lo scopo di C4ss4ndr4 era quello di prendere le chiavi senza farsi registrare, il piano era semplice: inventare una scusa, fare un po’ di moine e prendere quello che voleva.
Si diresse con passo sicuro fino all’ufficio del custode delle chiavi, trasse un bel sospiro ed aprì la porta.
L’interno era molto particolare, sembrava un magazzino militare. A due metri dalla porta si trovava un muretto alto circa un metro e mezzo dal quale partiva una grata che arrivava fino al soffitto, la grata si interrompeva con un buco in corrispondenza del centro del muretto, dove compariva la testa di un omino strano; aveva la faccia tonda e piccola e portava degli occhiali di corno. I capelli erano pettinati all’indietro e brillavano per l’eccessivo uso di gel. C4ss4ndr4 si appoggiò al muretto mostrando la scollatura.
L’uomo non si era nemmeno accorto della presenza dell’indiana, assorto com’era nel leggere dallo schermo del suo PC.
“Buongiorno.” disse C4ss4ndr4 con un sorriso
L’uomo si ridestò e si girò sentendo una voce familiare. Non appena vide di essere a venti centimetri dalla scollatura della ragazza, d’istinto si scostò con molto imbarazzo. La sua faccia si tinse di un rosso porpora.
“Bu…buongiorno C4…ss4nd4” balbettò
“Senti caro. Mi servirebbe una chiave…”
“Dimmi quale…mi…metti…una…firma…”
“Ecco, caro, questo è il problema. Mi dovresti prestare mezz’ora la chiave dell’ufficio di Z3u5 e non farlo passare dai registri…mi faresti questo favore?” chiese avvicinandosi sempre di più al povero hacker che non sapeva più come comportarsi.
“Il…regolamento…”
“Ti prego…saprò ricompensarti…” continuò avvicinandosi fino ad arrivare a pochi millimetri dal suo naso.
“Non è proprio…giusto…”
C4ss4ndr4 gli stampò un bacio sul naso. “Ti prego…”
“Ok…ma…ripor…riportamele…presto…”
“Sei un tesoro.” disse l’indiana dandogli un bacio sulla guancia.
L’omino prese una chiave da uno degli svariati cassetti della sua scrivania e gliela porse. C4ss4ndra la prese dalla sua mano accarezzandola volutamente.
“Grazie amore mio.” disse e uscì mandandogli un bacio.
Uscita fuori si sentiva una schifezza ad aver abusato del suo fascino per ottenere le chiavi però non poteva fare altro. Si diresse velocemente verso l’ufficio di Z3u5 e, dopo aver chiuso la porta dietro di sé, incominciò a cercare nei cassetti della scrivania ma non trovò nulla. Il computer era spento e accenderlo era un rischio perché Z3u5 controllava periodicamente se qualcuno aveva visto i file nel suo PC, la ragazza sospettava che si segnasse da qualche parte l’ultima data e ora di apertura in modo da essere certo che qualcuno non l’avesse aperto in sua assenza.
Mentre stava controllando tutte le carte sentì un rumore provenire dalla porta, qualcuno la stava aprendo e lei non poteva nascondersi in nessun modo.
Comparve la figura di una donna, con un vestito lungo fino alle ginocchia e aderentissimo, la donna era visibilmente asiatica con un pensante trucco abbinato al vestito.
“S1b1ll4!” esclamò C4ss4nd4.