Fantasmi della rete – Unità 731 – Mother Board

72.

Grazie al ping di Leo verso il suo computer, Ebola aveva tracciato l’IP della Pirotech e, in meno di un minuto si era collegato e aveva crackato il server.

Senza l’ausilio di EVA il server era molto vulnerabile. Tutti i sistemi di sicurezza erano basati sull’intelligenza del computer di Cecksy, il fatto che questo non ci fosse più dava all’hacker una libertà di movimento incredibile.

Installò il suo virus sul server, che aveva precedentemente ricreato visto che l’originale era rimasto latente nella sede delle Isole Cayman e di cui si sarebbe occupato una volta finito il lavoro sul server cinese.

In breve tempo file di sistema, dati, applicazioni furono cancellati o rubati. Ebola era particolarmente interessato a i dati bancari con le relative password che, però non riuscì ad ottenere. I tecnici che lavoravano al server non erano degli sprovveduti e non avevano lasciato alcun dato sensibile all’interno della macchina. Trovò invece i dati relativi alle aziende che, usando il programma gestionale, senza volere inviavano informazioni di vario genere circa la loro struttura e le loro preferenze. Tutto quello che si trovava nei server veniva inviato alla setta che analizzava e sceglieva i dati.

Secondo i prospetti del computer in mezz’ora la maggioranza dei dati sarebbe stata cancellata. Erano stati avviati oltre cento processi di eliminazione che agivano in aree diverse e creavano dei danni enormi.

Ormai era fatta. L’Unità 731 non poteva più far male a nessuno, rete compresa, ma non era ancora morta…tutti i membri erano vivi e vegeti, anche se, per il momento, erano stati ridotti all’inattività.

73.

Erano passati poco più di due minuti da quando Z3u5 era stato atterrato dalla scarica elettrica ma si stava già riprendendo.

“Leonardo mi senti?” gracchiò la radio

Conti prese la radio dalle mani di C4ss4ndr4 e rispose: “Forte e chiaro.”

“C’è movimento nel piano, penso che stiano arrivando tutte le guardie giù da voi.”

“Lo so…Tom…scappa.”

“Cosa stai dicendo?”

“Hai sentito bene. Scappa!”

“Non ti lascio qui!”

“Patterson so che mi sente, prenda Bellinger e Loi anche con la forza e li porti fuori di qui. Fate tornare indietro i deltaplani.”

“Signor sì Conti.” il capitano dei mercenari sapeva molto bene che dietro Leonardo si nascondeva AlphaCentauri anche se non poteva sapere che questa decisione era stata presa in autonomia dal ragazzo.

“Cosa dice Patterson! La farò processare!” disse Bellinger con un tono che rasentava la rassegnazione

“Tom, sii ragionevole…hanno visto noi, voi potete scappare, ce la caveremo vedrai…ora fuori di qui!”

Il ragazzo sapeva bene che Patterson avrebbe eseguito gli ordini, anche perché erano in maggioranza rispetto a Bellinger e Loi.

C4ss4ndr4 e il professore avevano ascoltato la conversazione sapendo che il ragazzo aveva perfettamente ragione. L’indiana prese la pistola che era caduta a Z3u5 e la porse al giovane che la prese con la mano destra e puntò dritto verso Z3u5 che si stava rialzando. Incominciavano a sentirsi i passi degli uomini di guardia che si avvicinavano alla sala del server.

Il professore teneva la grossa scheda madre tra le braccia come se stesse reggendo un bambino. In quegli attimi mentre il capo della setta si rialzava il giovane italiano guardò il professore dritto in faccia. Il suo volto tradiva una grande tristezza. I due si intesero al volo senza bisogno di proferir parola.

“Conti, Conti, è tutto inutile. Dieci persone stanno arrivando qui, è inutile che tieni quell’arma puntata su di me.”

“Hai ragione Z3u5 o preferisci che ti chiami Shiro Ishii. Tu non sei meglio di tuo zio lo sai? Volevi dominare il mondo come lui, pensi che le persone siano solo da usare a tuo piacimento vero? Tutte quelle menate riguardo internet erano solo un mucchio di bugie…ma il tuo piano è stato sventato, definitivamente.”

Dicendo queste parole spostò l’arma in direzione del professore tenendo sempre lo sguardo fisso su Ishii.

Cecksy prese la scheda elettronica da un lato e la tirò verso l’alto. Il tempo sembrava scorrere più lentamente mentre la scoperta scientifica del millennio volteggiava verso il soffitto. D’un tratto echeggiò in tutta la stanza uno sparo, poi il silenzio. Un altro colpo, un terzo un quarto, un quinto.

L’eco dei colpi continuò a sentirsi ancora per qualche frazione di secondo dopo che essi avevano colpito il bersaglio. Cinque colpi erano stati sparati verso la scheda madre e avevano fatto centro.

Il circuito elettronico si era spaccato in quattro pezzi e uno di questi aveva un grosso buco al centro. EVA era morta.

“Conti. Hai firmato la tua condanna a morte lo sai?”

“Forse. Ma tu sei finito Ishii.”

Dopo pochi secondi arrivarono le prime quattro guardia armate vestite di nero che puntarono le loro armi contro i tre intrusi.

Leonardo buttò la pistola a terra e alzò le mani imitato dai suoi compagni.

Un altro agente vestito come gli altri arrivò di corsa dalle scale.

“C’erano altre cinque persone.”

“Dove sono adesso?”

“Sono fuggite a bordo di alcuni deltaplani.”

“Idioti! Cercateli subito per mari e per monti e portatemeli qui.”

“Abbiamo trovato anche questa attaccata ad un cavo elettrico.”

La guardia mostrò una specie di pinzetta per capelli con quattro dentini di rame.

“Ma questa è una trasmittente satellitare…ecco come hanno fatto a spegnere le luci…siete stati bravi…ma penso che pagherete un duro prezzo per il vostro affronto. Ovviamente la vita del professore mi è troppo cara…ma la vostra no!”.

La quinta guardia era corsa a riferire gli ordini mentre le prime quattro restavano immobili con le armi spianate.

I tre prigionieri vennero condotti fuori dalla stanza e furono scortati fino al primo piano dove furono imprigionati in delle aule ancora vuote, ognuno di loro era solo in una stanza.

Conti aspettò qualche minuto in modo da essere sicuro che i suoi aguzzini si fossero allontanati poi si andò a sedere nell’angolo più lontano dalla porta, non c’erano sedie per cui dovette sedersi per terra con le gambe rannicchiate vicino al volto:

“Alpha, ci sei ancora?” bisbigliò Leo

“Sì ragazzo mio, non siete in una bella situazione. Penso che domani verrà a prelevarvi la polizia cinese, sempre che non decida di farvi fuori oggi. Ma non ti preoccupare, Patterson sarà lì a momenti.”

“Apprezzo il tuo interessamento ma non penso che nemmeno Patterson stavolta potrebbe salvarci. Si aspettano un incursione e stavolta non possono nemmeno usare l’espediente del deltaplano perché l’hanno capito e sicuramente hanno messo delle guardie sul tetto. Tra l’altro sono tutti salvi?”

“Sì, non hanno avuto problemi, a parte il fatto che hanno dovuto sedare sia Bellinger che Gerry. Ora sono sani e salvi su un elicottero Apache diretto verso l’India, non riusciranno mai a prenderli.”

“Venire qui sarebbe un suicidio.”

“Non posso lasciarti solo Leo, lo capisci?”

“In qualche modo riuscirò ad uscire da questa situazione…se no…pace…almeno abbiamo salvato internet.”

“Non devi nemmeno pensare a cose del genere, hai capito?”

“Aspetta…sento dei rumori…”

Leo smise di bisbigliare, si mise a passeggiare nella stanza come un leone in gabbia. Sentì la serratura muoversi. La porta si aprì, nel corridoio c’era luce e, nella penombra della stanza, non riusciva a distinguere chi fosse quella figura vicino alla porta.

“Leonardo!” disse una voce femminile.

“C4ss4ndr4!”